Extinction Rebellion Bologna

Chi siamo

Azione in corso - Sciopero della Fame

Abbiamo fame di giustizia climatica

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credits: Beatrice Cavalli



Chi siamo


Extinction Rebellion è un movimento di disobbedienza civile di massa che chiede ai governi di invertire la rotta che ci sta portando verso il disastro climatico e ecologico. Questo è il sito del gruppo bolognese. Per informazioni sul movimento e le sue richieste: sito XR Italia. Per sapere cosa sono le assemblee cittadine, vedi questo documento e la pagina di approfondimento. Per contattare il gruppo locale: contatti.


Cosa succede? Qui trovi il volantino riassuntivo dello sciopero della fame





Azione in corso - Sciopero della Fame


Il 27 settembre 2023 Emiliano ha iniziato uno sciopero della fame per chiedere alla Regione Emilia-Romagna di agire in modo concreto e radicale per affrontare la crisi climatica ed ecologica, la stessa di cui abbiamo sperimentato gli effetti di recente con le alluvioni e la siccità che si sono abbattute sul nostro territorio.
Le nostre richieste alla Regione Emilia-Romagna sono due:

  1. Rivedere gli obiettivi dell'agenda climatica regionale, il Patto per il Lavoro e per il Clima, alla luce dello stato dell'arte degli studi sui cambiamenti climatici (in particolare il Rapporto IPCC AR6 del 2023), per raggiungere la neutralità climatica entro il 2030. Attualmente infatti la Regione dichiara di voler raggiungere la neutralità climatica entro il 2050: è troppo tardi!
  2. Istituire un’Assemblea Cittadina per il Clima a livello regionale, sul modello dell’Assemblea Cittadina comunale che è già stata avviata a Bologna, finalizzata ad elaborare politiche ecologiche concrete, radicali, eque, condivise e monitorabili. Per maggiori informazioni sul funzionamento di una Assemblea Cittadina vedi qui.

Ci troviamo in presidio con Emiliano tutti i giorni in piazza Maggiore a Bologna, dalle 17 alle 20.

Questo sciopero non è solo di Emiliano, non è un atto di eroismo individuale: è una azione collettiva. Domenica 1 ottobre più di trenta persone si sono unite allo sciopero digiunando per un giorno. Persone di ogni età e provenienti da diverse parti della regione. Il 3 ottobre Sun ha deciso di unirsi a Emiliano iniziando lo sciopero della fame prolungato.

Cosa ci spinge a farlo?

Proviamo rabbia di fronte alle ingiustizie e al futuro che ci viene negato, angoscia nel sentire che il tempo per invertire la rotta sta finendo, frustrazione di fronte al silenzio e alla cecità delle istituzioni Eppure, nonostante questo, uno slancio di speranza: lo facciamo perché è giusto, lo facciamo per amore della vita e delle persone che ci circondano. Perché se non io, chi? E se non ora, quando?

Questo sciopero vive del contributo di tutte noi. Ci sono diversi modi per sostenerlo:



Abbiamo fame di giustizia climatica

Siamo di fronte alla più grave crisi nella storia della specie umana. Abbiamo causato un'emergenza climatica ed ecologica che, se non verrà affrontata con la rapidità e la serietà che merita, renderà la Terra inospitale alla vita di innumerevoli specie, compresa la nostra. Le scelte che le istituzioni faranno entro il 2025 decideranno che tipo di futuro ci aspetta, e la possibilità di averne uno.

La quasi totalità della comunità scientifica, tra cui vari gruppi come l'IPCC e il CCAG, parlano degli anni che stiamo vivendo come "l'ultima chiamata" per il futuro dell'umanità, e a questa chiamata le istituzioni si stanno rivelando ogni giorno sempre più sorde. Invece che ascoltare la scienza, e prendere decisioni radicali, coraggiose e necessarie, preferiscono dare priorità al profitto di pochi, piuttosto che agire per assicurare un futuro all'umanità. E noi non ci stiamo più.


La Regione Emilia-Romagna: Prossima uscita collasso

Centinaia di persone bloccano la tangenziale di Bologna il 10 giugno 2023


LA REGIONE OGGI ASFALTA…

La Regione Emilia-Romagna ad agosto 2019 ha firmato la "Dichiarazione di Emergenza Climatica ed Ambientale", alla quale è seguito nel 2020 il "Patto per il Lavoro e per il Clima", che contiene l'agenda climatica regionale. Il Patto presenta la neutralità climatica entro il 2050 e il passaggio al 100% di energia da fonti rinnovabili nel 2035 come obiettivi principali della transizione ecologica. L'obiettivo di neutralità climatica, posto al 2050, non è una misura degna dell'emergenza che ci troviamo ad affrontare. Lo affermano variə autorevoli scienziatə, tra cui Sir David King, chimico a capo del Climate Crisis Advisory Group, il quale spiega che "raggiungere lo zero netto di emissioni entro il 2050 non è abbastanza per assicurare un futuro sicuro all'umanità.”

Insieme a degli obiettivi tardivi, manchevoli e dunque gravemente insufficienti, non si trova traccia nel "Patto per il Lavoro e per il Clima" di una progettazione precisa di politiche pubbliche che possano portare al raggiungimento di questi obiettivi, né tantomeno vengono specificati i soggetti pubblici incaricati di portare a termine questo duro e necessario lavoro. Senza obiettivi intermedi, il raggiungimento di quelli a lungo termine si fa impossibile, e la cittadinanza è priva di strumenti di monitoraggio. Così facendo ci è precluso sapere se e come la Regione in cui abitiamo sta tutelando il nostro futuro.

La quasi totalità delle associazioni ecologiste regionali consultate dalla Regione per la stesura del Patto (75 delle 76 totali), successivamente costituitesi nella Rete Emergenza Climatica e Ambientale dell'Emilia-Romagna (RECA-ER), non hanno firmato il documento perché le osservazioni e le modifiche da loro suggerite alla Regione durante la fase di consultazione non sono state incluse nel documento programmatico. È di giugno la notizia della fuoriuscita dal Patto anche dell’ultima grande associazione ecologista che vi era rimasta, Legambiente Emilia-Romagna.

L’assenza di reali conseguenze del Patto sulle politiche ecocide della Regione è testimoniata dalle decisioni prese dall’Amministrazione negli ultimi anni. I dati ISPRA mostrano che la Regione Emilia-Romagna nel 2021 è stata la prima in Italia per consumo di suolo in aree a rischio alluvione e la terza in Italia in termini assoluti, come sottolineato dal prof. Paolo Pileri del Politecnico di Milano.

La Regione investe ancora oggi miliardi di fondi pubblici in opere dannose che contraddicono gli obiettivi del Patto. Parliamo del rigassificatore di Ravenna, che punta su un modello di produzione energetica basata sul fossile, sull’inquinamento e sulla distruzione degli ecosistemi. Parliamo delle politiche agricole regionali contenute nel Complemento di Programmazione allo Sviluppo Rurale, in cui la Regione si impegna a spendere centinaia di milioni di euro dal 2023 al 2027 per sostenere allevamenti intensivi e produzioni animali inquinanti ed ecocide, in nome del profitto di pochi grandi agro-industriali. Parliamo dell'allargamento autostradale e tangenziale del Passante di Mezzo, opera in totale contraddizione con gli obiettivi del Patto (che si propone di "potenziare e qualificare il trasporto su ferro, sia per le persone che per le merci, anche attraverso il completamento dell’elettrificazione della rete regionale"). I 2,5 miliardi di euro di fondi pubblici spesi per allargare un'autostrada e una tangenziale sono investimenti tolti al potenziamento del trasporto pubblico di persone, nelle città e nelle zone rurali già poco considerate dal trasporto collettivo.

La Regione toglie la voce alla scienza e alla cittadinanza, per garantire gli interessi di chi inquina e consuma suolo. Ad agosto 2023, una delibera di giunta della Regione Emilia-Romagna ha tolto all’Agenzia ambientale regionale (Arape) la competenza di pronunciarsi sui piani urbanistici comunali.


DOMANI AFFONDA…

La crisi eco-climatica è qui e ora. Sono qui le sue cause: le emissioni, il consumo di suolo, la distruzione della biodiversità, e sono qui sempre di più anche le sue conseguenze.

Nell’estate 2022 in Italia sono morte oltre 18.000 persone a causa del caldo estremo. Negli stessi mesi, la Regione ha dichiarato l’emergenza siccità, la scarsità estrema di piogge ha messo in estrema difficoltà la nostra capacità di produrre il cibo necessario alla nostra sopravvivenza.

A maggio 2023 la Regione ha visto cadere sui suoi territori aridi e cementificati una quantità di precipitazioni che ha causato alluvioni e la distruzione di interi quartieri in Romagna, ha causato 17 morti e 30.000 sfollati. Tragedia a cui è seguita la dichiarazione dello stato d’emergenza.

A luglio 2023, durante l’estate più calda mai registrata a livello globale, la Regione Emilia-Romagna ha chiesto al governo la dichiarazione dello stato d’emergenza per gli eventi meteorologici estremi (grandine e trombe d’aria) che hanno colpito i nostri territori devastando le infrastrutture, i raccolti, e minacciando le nostre vite.

Negli ultimi anni, i territori della Regione hanno subito gli effetti della crisi eco-climatica con sempre maggiore frequenza e intensità. Tuttavia, ogni emergenza è vista come un imprevedibile caso di maltempo e le istituzioni non si soffermano sulla definizione di politiche di mitigazione e adattamento strutturali e di lungo periodo, ma si limitano a tamponare i danni.


Le nostre azioni: Abbiamo fame di giustizia climatica

Per ribellarci all’estinzione portiamo avanti pratiche di disobbedienza civile non-violenta di massa e puntiamo ad avere un confronto costruttivo con le istituzioni.

A novembre 2022 abbiamo lanciato la nostra Ribellione alle politiche ecocide della Regione Emilia-Romagna, portando i nostri corpi e le nostre anime in presidio sotto i palazzi della Regione e consegnando una lettera con le nostre proposte alla Giunta Regionale affinché agisse subito per fermare il collasso.

Il 18 marzo abbiamo portato la nostra voglia di vita in Piazza Maggiore per condividere con la cittadinanza di Bologna le nostre richieste alla Regione. Ci siamo ribellatə in Largo Caduti del Lavoro il 15 aprile per esprimere la nostra preoccupazione per l’utilizzo dei soldi pubblici regionali.

Dopo aver spalato fango nei territori della Romagna per giorni, abbiamo portato la nostra voce in Assemblea Legislativa Regionale il 24 maggio ricordando all’Amministrazione le sue responsabilità rispetto alle alluvioni che hanno colpito la Romagna e la necessità di una ricostruzione in direzione radicalmente diversa. Abbiamo scritto allə assessorə della giunta per contribuire alla ricostruzione di una Regione in cui la vita sia protetta e supportata.

Inascoltatə dalle istituzioni, abbiamo lanciato un grido di emergenza dalla Torre degli Asinelli il 7 giugno e bloccato un tratto della tangenziale di Bologna il 10 giugno, ricordando le contraddizioni delle politiche regionali e portando su un cemento grigio e mortifero i nostri colori e il nostro desiderio di sopravvivere.

Siamo tornatə con i nostri corpi sotto i palazzi della Regione il 17 giugno con 10.000 stivali e tanto fango, nel totale disinteresse dell’Amministrazione.

Ci siamo appellatə alle cittadine durante il cinema all’aperto in Piazza Maggiore a Bologna il 25 luglio, quando oltre alla miopia delle istituzioni, era chiarissima anche la minaccia che il calore pone alle nostre vite.

Le nostre istituzioni sembrano non interessarsi alle nostre sopravvivenze. Anche di fronte alle evidenze degli effetti della crisi climatica degli scorsi mesi e ai rapporti stilati dalle fonti più autorevoli del mondo scientifico. Sembra che né la scienza, né le pressioni della cittadinanza siano in grado di smuoverle dal sentiero predeterminato del sacrificio della vita di molti in nome del profitto di pochi.

È di fronte a questa noncuranza e irresponsabilità nei confronti delle nostre vite che decidiamo di privarci di un elemento necessario per sostenere i nostri corpi: il cibo.
Iniziamo uno sciopero della fame perché abbiamo una fame più grande.
Iniziamo uno sciopero della fame perché abbiamo fame di giustizia climatica.
Iniziamo uno sciopero della fame perché abbiamo fame di democrazia.
Iniziamo uno sciopero della fame perché abbiamo fame di vita.


La nostra proposta: Assemblee Cittadine

Per trovare le soluzioni necessarie per rispondere a questa emergenza abbiamo bisogno di rafforzare la nostra democrazia rappresentativa, dimostratasi carente nell'affrontare l'enorme sfida della transizione ecologica, affiancando ad essa e alle Istituzioni che ci governano un organo di democrazia partecipativa formato da cittadini e cittadine. Abbiamo bisogno di un'Assemblea Cittadina, nella quale un gruppo di cittadinə possa, con il supporto di scienziatə e di facilitatorə dei processi decisionali, intraprendere un percorso di discussione finalizzato a far emergere un consenso attorno a politiche pubbliche radicali per fronteggiare la crisi in cui ci troviamo. Un organo di questo tipo, oltre ad aiutare le Istituzioni attraverso proposte di politiche pubbliche, permette alla cittadinanza di far sentire la propria voce nelle scelte che decideranno il futuro di tuttə. È a questo scopo che le Assemblee Cittadine sono composte da un gruppo di cittadinə estrattə a sorte sulla base di un campionamento stratificato che dia rappresentanza a tutte le componenti sociali, soprattutto a quelle che appartengono ai gruppi resi più fragili e che subiscono in misura maggiore le conseguenze nefaste della crisi eco-climatica. Abbiamo bisogno di ascoltare la scienza, ascoltarci a vicenda e decidere insieme. Solo così potremo affrontare l'emergenza eco-climatica nel rispetto della giustizia sociale.

Per saperne di più su come funziona una Assemblea Cittadina vedi qui.

Grazie alle azioni passate del gruppo bolognese di Extinction Rebellion, tra cui due scioperi della fame, il Comune di Bologna ha inserito le Assemblee Cittadine all’interno del proprio Statuto comunale ed ha finalmente indetto la prima Assemblea Cittadina sul Clima a maggio 2023. Tale Assemblea si concluderà in novembre. E noi continueremo a vigilare e a fare pressione affinché le proposte politiche che emergeranno da questo processo siano effettivamente e integralmente messe in atto dall’amministrazione comunale.




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